Prof. GIAMPIERO CASTRICIANO
Presidente Associazione CPPS – Comunità Pontina Parchi e Sistemi naturali
Una zona di pregio ambientale non sempre è un luogo dove ci si reca unicamente per scoprire ed osservare le ricchezze della natura e goderne della loro bellezza. Nel nostro caso – devo dire peraltro assai raro – natura, mito e storia costituiscono un insieme unico e compatto, quasi a compenetrarsi l’un l’altro per stupire ed affascinare. La Riserva della Sughereta di Pomezia è proprio questo: un gioiello quasi incantato che regala meraviglie e stupore.
Il nostro progetto “La Sughereta: tra mito e natura” ha in effetti lo scopo di regalare emozioni illustrando con semplicità ciò che è veramente questo luogo straordinario, ricco di elementi naturalistici che si intrecciano qua e là con la fiaba e la storia del territorio. Il progetto, elaborato e condotto in collaborazione con l’Ecomuseo Lazio Virgiliano ed inserito nel programma “Cose Mai Viste 2020” dell’Ente Parco Castelli Romani, ha visto il suo primo appuntamento domenica 13 settembre 2020. Adulti, bambini, ragazzi ed anziani in poco più di tre ore hanno rivissuto la storia millenaria del bosco, della sua fauna e della flora nonché delle vicende umane, raccontate ora dal mito ed ora dai libri di storia, che hanno condotto alla nascita di Roma ed allo stato di cose in cui oggi ci troviamo. L’ottima riuscita dell’evento ci induce a ripetere anche per il futuro questo genere di visite guidate
La quercia locale, la Quercus Suber, simbolo di questi luoghi, è stata la testimone storica non solo delle azioni dell’uomo ma della trasformazione stessa dell’ambiente che la ospita e che in gran parte è andato perduto. La Sughera
della piazza principale di Pomezia, residuo del bosco sul colle dove fu fondata la città, fu lasciata lì per indicare la natura del luogo. La pianta tuttavia perì quasi a significare l’incompatibilità della natura con il cemento.
Alla maestosità della quercia locale si accompagna una varietà altrettanto importante di altre specie arboree tra cui spicca la pianta dell’alloro o Lauris Nobilis che nell’antichità, ancor prima dello sbarco di Enea, identificava il popolo dei Laurenti di Lavinium. La loro regina, Amata, si suicidò impiccandosi, forse proprio ad un ramo di sughera, quando capì che il suo regno sarebbe caduto sotto i colpi del conquistatore troiano.
Da Lauris deriva anche il nome della via Laurentina e di Laurenton, la costa dove approdò Enea, fondatore della stirpe romana, il cui corpo, secondo la leggenda, giace nei pressi di Pratica di Mare presso la quale si estendeva al tempo la foresta di Quercus Suber, oggi residuale presso la Riserva della Sughereta.
Nel bosco sembra ancora aleggiare un racconto di Virgilio ambientato nei nostri luoghi. Pico, uno dei re dei Laurenti, era innamoratissimo della moglie Canente, una ninfa bellissima che con il suo canto ammansiva perfino le bestie più feroci. Un giorno, però, Circe si innamorò di Pico che la respinse e per punirlo lo trasformò in picchio, destinato a girovagare per i boschi e bucare la corteccia degli alberi per potersi cibare. La maga volle che di questo re rimanesse soltanto il nome legato ad un uccello. Il suo verso è simile alla risata di Circe prima della trasformazione di Pico. Esso riecheggia di tanto in tanto nella Riserva come per ricordare ai visitatori che questo luogo è veramente incantato, quasi sacro alla storia, e pertanto degno di essere amato, rispettato e conservato.